Giardino pensile formale, Roma (RM) - Lazio

Villa Aldobrandini Roma 1 R

La villa Aldobrandini al Quirinale costituisce uno dei più antichi e prestigiosi complessi rinascimentali, dove sono state esposte celebri collezioni di pitture e sculture, ereditate da Pietro Aldobrandini e poi trasferite della Galleria Doria Pamphilj, nella Galleria Borghese ed in altre collezioni. La villa attuale, un giardino pensile, racchiuso da muraglioni, è però una piccola parte della villa cinque-seicentesca, tagliata a seguito dell'apertura di via Nazionale e lottizzata nella parte verso il Casino Rospigliosi.
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Indirizzo Via Mazzarino, 11 Roma (RM) - Lazio Accessibilità sì - aperto al pubblico
Telefono +39 06 0608 Orari apertura Dalle 7 al tramonto
Costo ingresso gratuito
Sito Web Villa Aldobrandini

La villa, un giardino pensile nel cuore della città, offre un rifugio tranquillo e fresco a chiunque voglia allontanarsi dal traffico di via Nazionale e dintorni. Il parco, attualmente (2013) chiuso per lavori, merita certamente una visita, anche per la splendida vista che offre sul centro cittadino. Grazie all'affaccio su Largo Magnanapoli e su via Panisperna si può infatti spaziare con lo sguardo sul Quirinale e sui tetti delle case del rione Monti. Salendo da via del Mazzarino si raggiunge con la rampa di destra il piano della villa, dopo aver superato l'emiciclo sovrastato da una loggia con una statua, copia moderna di un originale romano. Il primo cespuglio che si incontra è una camelia (Camellia japonica). Altre piante di camelia di diversi colori e di dimensioni ragguardevoli, tra cui uno spettacolare esemplare dai fiori rossi, costeggiano tutto il vialetto di destra, offrendo durnate la fioritura uno spettacolo di vivaci macchie di colore. Sul lato opposto del vialetto si osservano, nella prima aiuola a sinistra, due grossi cespugli di Kolkwitzia amabilis, che producono dei piccoli fiori rosa durante l'estate. Nell'aiuola successiva, quella accanto alla fontanella, si trova un arancio amaro ed un bell'albero di lauro trinervino (Coccolus laurifolius), così chiamato perchè nella foglia compaiono tre nervature molto appariscenti: originario dell'Himalaya, si incontra facilmente nei parchi romani per l'ampia ed elegante chioma che ben sopporta le potature. Proseguendo a sinistra si osserva una fontana circondata da cipressi o "alberi pizzuti", come vengono chiamati in dialetto romanesco. Questa pianta caratteristica di gran parte delle regioni dell'Italia, anche chiamata cipresso italico o cipresso toscano viene impropriamente suddivisa in cipressi femmine (le piante più panciute) e cipressi maschi, quelle più affusolate, in realtà così caratterizzate a seconda della loro riproduzione da seme o da innesto. Alla fine del vialetto di sinistra si offre alla vista la spendida torre delle Milizie. Nella penultima aiuola, tra gli stipiti di due palme, si trova un agrume molto singolare, i cui frutti raggiungono dimensioni notevoli, quasi certamente un Citrus Medica, nonostante la difficoltà di classificazione,poichè i frurrti vengono colti dai visitatori prima che possano giungere a maturazione, pianta di cui nelle regioni meridionali esistono varietà con frutti del diametro di 25 cm e oltre. In fondo sotto le palme delle Canarie (Phoenix canariensis) si apre la splendida vista su Roma. Ripreso il percorso ci si avvicina all'altro lato della villa, che si affaccia su via Panisperna e sul Largo Angelicum: sporgendoci dal parapetto è possibile notare tra le fessure dei muri oltre alle classiche piante di Parietaria anche qualche pianta di cappero. Percorrendo il vialetto lungo questo lato della villa, riavvicinadoci all'ingresso, si incontra un bell'esemplare di Mirto, che con le sue foglie e i suoi fiori intensamente profumati ricorda il paesaggio mediterraneo. Il mirto era sacro a Venere, dea dell'amore e veniva usato come simbolo di buon augurio durante le nozze. Alle spalle del mirto è un piccolo albero che durante il mese di luglio e anche oltre regala un' imponente fioritura rossa: si tratta dell'albero dei pappagalli, l'erithrina crista-galli, così chiamato per la forma dei suoi fiori, che sono eretti come la cresta di un gallo. Nelle diverse aiuole rialzate si osservano Cycas, Phoenix, Washingtonia e diverse piante di agrumi; al centro si erge maestoso un albero di Gingko biloba. Questo splendido albero, giunto fino a noi grazie alla pazienza e alla tenacia di alcuni monaci cinesi che lo hanno coltivato nei loro monasteri come pianta sacra, oltre ad aver un interesse botanico perchè unico superstite di una famiglia vissuta 250 milioni di anni fa, diventa molto decorativo in autunno per le sue foglie, che prima di cadere diventano di un giallo intenso. In fondo sulla destra un gigantesco platano (Platanus orientalis) domina la scena.

Notizie storiche

Nel 1566 monsignor Giulio Vitelli, originario di Città di Castello, acquistò una vigna, con orti ed alcuni edifici a Monte Magnanapoli, dai genovesi Luca e Giovanni Battista Grimaldi. a villa comprendeva, secondo lo schema cinquecentesco, un edificio, un giardino segreto e un parco che si estendeva fino al palazzo del cardinale Scipione Borghese (poi palazzo Pallavicini Rospigliosi). Giulio Vitelli affidò i lavori di restauro e abbellimento della Villa all'architetto Carlo Lambardi che ampliò il portone di ingresso costruendovi sopra una loggia: si tratta del padiglione su largo Magnanapoli (angolo con via Panisperna), dal quale si arrivava al prospetto principale del palazzo attraverso una via coperta con cordonata oggi non più visibile. Nel 1600 Clemente Vitelli, figlio di Giulio, vendette la Villa a papa Clemente VIII (1592-1605), e questi la donò l'anno successivo al nipote, il cardinale Pietro Aldobrandini. Giacomo Della Porta, architetto di fiducia del nuovo proprietario, dotò il palazzo di scale e logge e di una facciata continua sul giardino. Questo fu arricchito con alberi ad alto fusto, in parte ancora esistenti. I viali furono arredati con statue (oggi in copia), vasi, cippi, sedili, alcune fontane e una peschiera (oggi non più esistente). Tutti i lavori, per i quali il cardinale impiegò una grande quantità di denaro, vennero condotti, anche se non del tutto finiti, in un lasso di tempo molto breve tra il 1601 e il 1602. Ai piani superiori del palazzo era ospitata una ricchissima collezione di opere d'arte lasciate in eredità al cardinale nel 1598 dalla duchessa di Urbino, Lucrezia d'Este, con cui lo stesso Aldobrandini aveva trattato la donazione di Ferrara alla Santa Sede. Dopo la morte del cardinale, la Villa passò per via ereditaria alle famiglie Pamphilj e Borghese, che spostarono nelle Gallerie dei propri palazzi gran parte della collezione Aldobrandini.
Tra il 1811 e il 1814 la Villa fu sede del governatore francese a Roma, conte Sextius de Miollis, acquistando nuova importanza, ma subito dopo tornò in mano degli Aldobrandini, che la tennero fino al 1926 quando - ormai ridotta di dimensioni per l'apertura di via Nazionale - passò allo Stato italiano. Negli anni Trenta, infine, l'architetto Marcello Piacentini aggiunse a destra del portone che oggi rappresenta l'entrata principale del palazzo, su via Panisperna, un corpo neocinquecentesco. Il palazzo e parte del giardino, oggi recintati e chiusi al pubblico, furono assegnati all'Istituto Internazionale per l'Unificazione del Diritto Privato; il resto del parco, con i tre padiglioni, è passato al Comune di Roma che, su progetto di Cesare Valle, fece costruire nel 1938 una scalinata per il nuovo ingresso pubblico su via Mazzarino.
Ormai divisa e trasferita in altre sedi e musei, la collezione era formata da alcuni pezzi particolarmente importanti. Vi erano quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Dosso Dossi e più in generale della scuola veneta e ferrarese, oltre a quella dei Carracci, di Raffaello e dell'ambiente romano. In sostanza, offriva un panorama di ampio profilo della produzione pittorica italiana cinquecentesca e degli inizi del Seicento.
Nel padiglione cinquecentesco era collocata la pittura di epoca romana raffigurante una scena nuziale, universalmente nota come "Nozze Aldobrandine", venuta in luce nel 1601 "a Santo Giuliano", nel Rione Esquilino ed ora conservata ai Musei Vaticani. La villa è attualmente chiusa per lavori di restauro. La riapertura è prevista per agosto 2014.

Epoca

secc. XVI-XX

Bibliografia

C. Benocci, Villa Aldobrandini, in A. Campitelli (a cura di), Verdi Delizie. Le ville, i giardini, i parchi storici del Comune di Roma, Roma 2005, pp. 23-26

Superficie

8.000 mq

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Condizione giuridica

Proprietà Ente pubblico territoriale

Provvedimento di tutela

D.Lgs. N. 42/2004

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