Nasce a Milano il patto per il rilancio del florovivaismo italiano. In occasione del primo incontro interregionale tra associazioni e distretti di settore, coordinato da Assofloro Lombardia che si è tenuto lo scorso 22 gennaio nel nuovo Palazzo della Regione, i rappresentati delle principali realtà produttive nazionali hanno condiviso alcune linee guida per la valorizzazione del comparto, un settore da 2,6 miliardi di euro in Italia, di cui 215 milioni solo in Lombardia. All’incontro ha partecipato anche APGI che ha portato alla riunione, l’esperienza e il contributo dei propri associati.
Professionalità, internazionalizzazione e investimenti le parole chiave da cui ripartire secondo le associazioni di Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, che hanno partecipato all’incontro. “E’ una grande soddisfazione aver organizzato un summit così importante – spiega Nada Forbici, Presidente Assofloro Lombardia – per la prima volta il mondo del florovivaismo si unisce e lavora a un obiettivo comune, nella consapevolezza che insieme si possa avere maggior attenzione dalle istituzioni. Un risultato ottenuto anche grazie al supporto dell’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, che ha concesso il patrocinio all’iniziativa”.
Dal 2008 – spiega Assofloro Lombardia – il giro d’affari delle aziende di produzione floricola e vivaistica si è ridotto di circa il 40%, con punte del 50%, a causa della diminuzione degli investimenti e dei prezzi di vendita, della stagnazione del mercato interno e delle importazioni a basso costo. Una situazione che sta spingendo sempre più aziende sull’orlo della chiusura e che rischia di aggravarsi per il paradosso della nuova Politica Agricola Comune. “Finalmente il florovivaismo rientra tra i settori finanziabili – spiega Nada Forbici – ma le nostre imprese, che hanno superfici medie inferiori all’ettaro per le aziende floricole, e superiore ai 2 ettari per le produzioni vivaistiche, potrebbero non ottenere alcun contributo perché i parametri tecnici richiesti non sono applicabili alla situazione italiana. E’ indispensabile che il Ministero delle Politiche Agricole dialoghi con le realtà del comparto per rivedere tali criteri”.
La crisi del settore emerge anche dal numero degli addetti, che negli ultimi sette anni si è ridotto di almeno il 15 per cento. “Il nostro comparto – continua il Presidente di Assofloro Lombardia – ha un valore occupazionale molto elevato: per lavorare 100 ettari di vivaio sono necessarie 20/25 persone, dieci volte di più rispetto a quelle impiegate per la stessa superficie nel seminativo classico. È necessario, soprattutto in tempi di crisi, che il personale sia sempre più qualificato e specializzato per contenere i costi e garantire un servizio di qualità”. Per questo nel vertice milanese sono state condivise delle linee guida per il riconoscimento dell’idoneità professionale del costruttore e manutentore del verde, attività che oggi soffre la concorrenza sleale dovuta alla scarsa professionalità e al lavoro nero.
Un aiuto potrebbe venire anche dal nuovo Piano Nazionale del Florovivaismo. “Dall’applicazione di alcuni punti – conclude Nada Forbici – come la regolamentazione del settore, le agevolazioni e gli incentivi fiscali, la separazione delle opere a verde dalle opere edili, potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno per le nostre imprese oltre a migliorare gli investimenti pubblici e privati. Alcuni interventi utili sono poi a costo zero, come ad esempio la classificazione degli sfalci e delle ramaglie come sottoprodotti e non rifiuti, in modo tale poterle riutilizzare quali fonti di energia, o la regolamentazione delle promozioni e il sottocosto dei prodotti floricoli legati a ricorrenze e ad elevata stagionalità”.
Con il 10% della produzione vivaistica nazionale, la Lombardia è la seconda regione a livello nazionale, dietro solo alla Toscana (45%). Nel settore operano circa 5mila imprese che danno lavoro a più di 15mila persone generando un volume d’affari di 215 milioni di euro. Tra le aree leader a livello nazionale ed europeo figura anche Mantova.
Il documento finale dei lavori: INCONTRO INTERREGIONALE MILANO