Giardino formale, Roma (RM) - Lazio
Indirizzo | Viale delle Belle Arti, 2 Roma (RM) - Lazio | Accessibilità | sì - accessibile con permesso | |
Telefono | +39 06 32111578 | |||
Fax | +39 06 3201801 | |||
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Il piccolo giardino, con accesso dal cancello in viale delle Belle Arti 2, si sviluppava in origine a nord della facciata principale del Casino, chiuso da un muro lungo la via Flaminia. Lo spazio appare oggi scandito dal vialetto principale che conduce al cortile del palazzo, riccamente arredato da fontane, sculture e una vera da pozzo centrale. Ai lati del vialetto, basse siepi di bosso delimitano aiuole impreziosite da fioriture stagionali. Dal cortile si accede ad un'area verde leggermente sopraelevata, delimitata da un muretto in mattoni e da un tratto di balaustra marmorea con stemmi Del Monte. Il giardino è piantato essenzialmente a cipressi e abeti, risalenti alla sistemazione voluta da Jandolo negli anni Venti dell'800. L'attuale spazio verde è quello che rimane della cosiddetta "Vigna Vecchia" di papa Giulio II, facente parte del più ampio complesso di Villa Giulia, che si stendeva lungo via Flaminia fino all'attuale via Jacovacci e alle pendici di monte Parioli, sotto l'attuale Villa Balestra. Oggi, dove era l'antico giardino, sono stati realizzati la basilica di Sant'Eugenio, il viale delle Belle Arti e l'inizio di viale Tiziano.
Strutture architettoniche
AiuoleCortile
Fontana
Scultura
Vera da pozzo.
Notizie storiche
Il complesso, posto all'incrocio tra via di Villa Giulia e via Flamina, risale a diverse fasi costruttive. Il luogo apparteneva già intorno al 1525 al cardinale Antonio del Monte, zio del futuro papa Giulio III (1550-1555). Quest'ultimo commissionò a Bartolomeo Ammannati una fontana pubblica all'angolo tra la via Flaminia e l'attuale via di villa Giulia, che facesse pendant con un fontana più piccola sul lato opposto del medesimo incrocio. Successivamente, sotto il pontificato di Pio IV (1559-1565), venne affidato a Pirro Ligorio l'incarico di costruire alle spalle della fontana un casino di delizia, realizzato tra il 1562 e il 1564. Passato dapprima ai nipoti del pontefice, il cardinale Carlo e Federico Borromeo, il complesso pervenne successivamente ai Colonna, tramite il matrimonio tra Anna Borromeo e Fabrizio Colonna. Proprio ai Colonna ed in particolare a Giovanna d'Aragona, madre di Marcantonio Colonna II si deve la commissione della decorazione pittorica del Casino, tra cui i fregi del salone e della loggia, realizzata alla fini degli anni 60 '500 da un gruppo di artisti tra i quali spicca il nome di Durante Alberti. Appartenente a Giuseppe Balestra agli inizi del '900, il casino era ormai ridotto ad abitazione rustica e poco restava del vasto giardino descritto nei documenti, ricco di fontane, piscine e uccelliere. Nel 1920 i Balestra vendettero la proprietà a Ugo Jandolo che promosse di lì a breve il restauro integrale dell'edificio, su progetto di Arnaldo Foschini in collaborazione con Attilio Spaccarelli. A seguito dei Patti Lateranensi del 1929 il palazzo divenne infine proprietà demaniale destinata a sede dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede.Epoca
XIV; XXProgettisti ed esecutori
Pirro Ligorio (ideatore)Arnaldo Foschini (restauratore)
Attilio Spaccarelli (restauratore)
Bibliografia
Belli Barsali Isa, Ville di Roma, Lazio I, Milano, 1983, pp. 228-235Borghese Daria, L'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede a palazzo Borromeo, Torino, 2008.